Ho trascorso un capodanno decisamente surreale.
Sono sopravvissuta ad una cena di mille ore e ho cantato davanti ad una platea di 200 cinesi. Su un palco. Da sola. Ma partiamo dall’inizio: la mia scuola ha organizzato la serata ed erano presenti tutti i miei colleghi e capi (ahahah). Scopro che la faccenda è seria: ognuno deve esibirsi – viene arbitrariamente deciso da altri che io devo cantare, in inglese, va bè. Non mi dilungherò sulle mie capacità canore e dirò solo che ho scelto These boots are made for walking, perché se l’ha cantata Jessica Simpson ce la posso fare pure io eccheccavolo.
La questione outfit è stata altrettanto folle. Appurato che non possiedo un vestito da sera, mi portano a noleggiarlo qui:
A me già veniva da ridere. Un’inferno di tulle, piume, pailettes e pizzi urticanti. Sembrava mi dovessi sposare. Alla fine, comunque, stremata dopo mille cambi d’abito, ho scelto quello che sembrava meno trash (tulle forever). Praticamente è stata una puntata di Say yes to the dress (e sì, mi hanno fatto provare anche un vestito da sposa). Da questa esperienza ho avuto la conferma che il qibao (l’abito tradizionale cinese) sta bene solo alle orientali.

La serata si è svolta più o meno così:
– ci sono stati canti, balli, miliardi di brindisi e a già a metà serata scorreva solo Merlot nelle mie vene. Nel caso vi trovaste a festeggiare qualcosa in Cina preparatevi a brindare con chiunque per qualunque cosa al grido di “ganbei”.
– c’è stata una proposta di matrimonio sul palco. Mentre questo succedeva, io ero impegnata a macchiare di vino rosso il mio coprispalle bianco bianchissimo (OVVIAMENTE affittato): una metafora perfetta della mia vita.
– Dopo la cena c’è stata un’altra cena per pochi “fortunati”. E non una seconda cena normale: abbiamo proprio ricominciato da capo, in un’altra sala, con altre mille portate (e altri brindisi).
– Ho cantato dopo l’esibizione di un tizio con una voce pazzesca (grazie regia) senza dimenticarmi (troppo) le parole.
– Ho imparato che in Cina il concetto di portata non esiste: arriva a caso tutto insieme, dal dessert, al tofu stufato, al pesce al cocomero (in inverno con meno mille gradi fuori, sì).
Con un finale così, non oso pensare cosa mi aspetta per questo 2018, il primo anno che passerò più all’estero che in Italia.
Buon 2018!
So I ended my 2017 in China singing in front of 200 people
I’ve spent the most surreal New Year’s Eve ever.
I survived a dinner which lasted a thousand hours and sang in front of an audience composed by 200 chinese. Let’s start from the beginning: my school organized the event, and all of my colleagues and bosses (ahahah) were there. No joke allowed: everyone shall prepare a performance – it’s arbitrarily decided by someone that I have to sing an English song. Ok. I will not discuss here my singing abilities and I’ll just say that I chose These boots are made for walking, because if still Jessica Simpson sang it everyone can.
My outfit was a complicated issue as well. I shall wear an evening gown, so they bring me to rent one here:
A nightmare of tulle, feathers, pailettes and skin-irritating laces. I felt like I was choosing my wedding gown. Finally, after trying hundreds, I chose the one which apparently was the less kitsch one (tulle forever). It felt like being in an episode of Say yes to the dress (and yes, they even made me try a bride dress on). From these experience I got the final confirmation that qibao (the traditional Chinese dress) looks good on Eastern women only.

The evening went on like this, more or less:
- There were dancing, singing and a thousand of toasts. Just after a couple of hours only Merlot was running in my veins. In case you celebrate something in China, be ready to make a toast with anyone shouting “ganbei!”
- There was a marriage proposal onstage. While this was happening, I was busy staining my super-duper white shrug (rented, OF COURSE) with red wine. The perfect metaphor of my life.
- After the dinner there was another dinner. I really mean it: we started all over again, in another room, with a ton of food and wine and toasts.
- I sang after the performance of a guy with a terrific voice (thanks to who decided the night’s program) without forgetting too many words.
- I’ve learnt that in China the “course” concept has no meaning: all the food comes together: dessert, main course, second course, watermelon (in winter with -1000° outside, yes).
With such an ending I cannot imagine how this next year (the first that I’ll spend more abroad than in my home country) will be like.
Happy 2018!
Fantastico!!! Alla fine queste sono le esperienze che uno si porta dietro! Noi avevamo affittato degli abiti assurdi per un matrimonio a Miami. Assurdi perche’ la cravatta era finta e si legava dietro al colletto della camicia con un bottone! 🤔🤔
W i capodanni cinesi! L’anno prossimo tocca a me!
Buon anno!!!
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E pensa che l’anno scorso in India mi è toccato ballare la macarena davanti a centinaia di persone, quest’anno cantare… Temo seriamente per il 2018 😛
Buon anno!! 😀
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Stavi benissimo vestita così Viò!
E io ci sarei morta in quel negozio, è troppo bello!
Buon anno!
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Buon anno 😀
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Madonna, io sarei morta di paura prima di salire sul palco. Ma sicuramente il Merlot a fiumi ha aiutato 😉 Bello il vestito, in effetti fa un po’ sposa!
Complimenti per la scelta azzeccatissima anche della foto di Fantozzi e della Silvani 😉
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In effetti è stato terrificante, ma alla fine ha vinto un bel “come va va”. Sicuramente un’esperienza che non ripeterò a breve 😀
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