L’indomani dell’arrivo a Pechino è stato dedicato alla Grande Muraglia. Non potevo aspettare, dovevo vederla subito, non sia mai che non rimanesse il tempo necessario o nel frattempo me la spostassero. Le sezioni visitabili sono diverse; noi abbiamo scelto Badaling (八达岭), la più vicina a Pechino (leggi anche: la più affollata), ma fortunatamente a gennaio non c’è la solita orda. C’è un autobus che porta a Badaling: il numero 877 che parte dalla stazione di Jishuitan (积水潭), o meglio, ce ne sono almeno 3 di autobus 877, ma solo uno è quello giusto. Dove vadano gli altri due e perché si chiamino tutti allo stesso modo lo sa il cielo. Comunque, ci vuole circa un’ora. Ci ho messo un po’ a soppesare l’idea di trovarmi sul muro più famoso del mondo. Il panorama (chi non l’ha visto decine di volte in fotografia?) riempie di emozione, un po’ meno la salita. Dio, la fatica. Non me lo immaginavo, la temperatura era sotto zero e si sudava. Ma alla fine non ti importa più di tanto. La mia mente era occupata dalla meraviglia e dallo stupore per un’opera così monumentale e così incredibilmente inutile, dal momento che secondo la (malefica) guida della National Geographic pare non abbia mai arginato granché. Mentre morivo sulla salita più ripida che avessi mai percorso pensavo a come sia bizzarro che in fin dei conti la sua primaria (unica?) utilità abbia finito per diventare il richiamare orde di turisti ogni anno. Verso l’uscita abbiamo fatto un curioso incontro.
Per passare da un estremo all’altro, abbiamo trascorso la serata a Guomao (国贸), il quartiere ultramoderno di Pechino, sorseggiando un drink al 39esimo piano.
Ho imparato che trovare un taxi dopo la mezzanotte può essere frustrante. Comunque siamo tornati e la mattina dopo la sveglia è suonata tanto presto. Il terzo giorno è stato il giorno della follia, quello del Palazzo d’Estate (mattina) + la Città Proibita (primo pomeriggio), da farsi entro le 16,30 – ora dell’Armageddon a Pechino (tradotto: i templi chiudono presto e ciaone). Potrebbe non sembrare chissà che. Errore. Il Palazzo d’Estate è lontanissimo dal centro città e ci vuole almeno un’ora in metro per raggiungerlo. Ed è enorme. Ci vuole parecchio per vederlo tutto, ma ne vale la pena. Il lago era ghiacciato ed era possibile affittare uno slittino. Gli alberi di pesco e i salici erano spogli e posso solo immaginare la bellezza del parco in primavera. Ma anche d’inverno devo dire che non era male.
E infine c’è stata lei: la Città Proibita (紫禁城). Siamo arrivati tardi, quasi correndo, grazie all’infinita fila per entrare a Tian’anmen. Ma è stato molto meglio. Il sole stava calando e la luce sulle distese di tetti rossi era incredibile. Avevo paura che sarei rimasta delusa, che non sarebbe stata all’altezza delle mie aspettative, che mi avrebbe lasciata indifferente o che avrei accusato la troppa stanchezza. E invece niente di tutto questo. Apro una parentesi: in Cina una volta visto un tempio li si è visti praticamente tutti. L’architettura e i colori sono sempre gli stessi. Da qui il timore che non mi avrebbe fatto chissà che impressione. E invece è stato amore. Mi sono commossa, una cosa che mi era successa prima soltanto in India, nell’Amber Fort di Jaipur. Non sarei più andata via. Non per niente questa era la sobria dimora degli imperatori e delle loro famiglie. Se avete in programma di andarci noleggiate l’audioguida (c’è anche in un italiano comprensibile, a differenza di quelle nel Tempio del Cielo).
Un’altra zona degna di nota è quella che circonda il lago Houhai (后海), che la sera si anima di luci. Decine di bar ospitano musicisti per lo più alle prime armi, che si esibiscono in canzoni cinesi dalle melodie tristi. È un quartiere bellissimo dalle viuzze lastricate dove è possibile fare shopping fino a tardi.
L’ultimo giorno abbiamo visto Qianmen, una delle aree di Pechino che più ho amato. Si respira un’aria da vero quartiere cinese, ed è il posto perfetto per shopping e cibo.
Concludo dicendo che è stato un viaggio speciale, arricchito da una compagnia speciale (che si è fatta quasi 24 ore di viaggio per raggiungermi <3). A distanza di giorni la bellezza di Pechino è ancora vivida nella mia mente. È una città unica, divisa a metà tra il glorioso passato e la spropositata crescita economica del presente.
Forse è questa immagine che ogni cinese ha in mente, perché ogni cinese sogna di visitare almeno una volta la sua Capitale.
My trip to Beijing – Part 2
The second day in Beijing was spent to see the Great Wall. There are many sections open to tourists; we chose Badaling (八达岭), the nearest to Beijing (and usually the most crowded). But since it was winter not many people were around. There’s a bus leaving for Badaling every few minutes: the number 877, which you can take at Jishuitan station (积水潭), or, I’d better say, there are at least three 877 lines, but only one is right. Where the other two go or why they are named the same God only knows. Anyway, it takes about an hour. It took me a while to realize I was standing on the most famous Wall in the world. The sight (who didn’t see it dozens of times in pictures?) is incredible, but I can’t say the same for the uphill climb. God, how hard it was. I couldn’t imagine, the temperature was below zero and I was sweating. But in the end you do not care much about it. My mind was filled with wander for such a monumental and useless work, since according to my (evil) National Geographic guidebook it never prevented any invaders to get in. While I was dying on the hardest hike of my life I reflected about the fact that its primary (only?) function has turned to be gathering thousands of tourists every year. On our way out we made a funny meeting.
After all that craziness we rewarded ourselves with a drink at 39th floor in Guomao (国贸), Beijing’s ultramodern area.
We’ve learnt that finding a taxi after midnight can be frustrating. But somehow we managed to get back to the hotel. The next morning the alarm was set really early. The third day was a madness: the plan was seeing the Summer Palace (morning) and the Forbidden City (early afternoon), to be done within 4.30 pm, which is the Armageddon time in Beijing (temples close early). The problem is that the Summer Palace is very far from the city center; it takes about an hour by subway to get there. And it’s huge. It takes forever to see it all, but – no need to say – it’s worth it. The big lake was frozen and people could rent a sled. The peach and willow trees were leafless and I can only imagine the beauty of the park during springtime. Even in winter it was not bad at all.
Last but not least we reached the Forbidden City (紫禁城). We got there late, almost running, thanks to the endless line to enter Tian’anmen. But we were lucky to arrive when the sun was going down and the light on the red roofs was amazing. I feared I was going to be disappointed as my expectations and the fatigue were high. Also, once you see a temple in China you have seen them all. Architecture and colours are always the same. Therefore I was afraid I wouldn’t appreciate it as I wanted to. But instead I loved it. I really felt moved, something that happened only once before in India, inside Jaipur’s Amber Fort. I wouldn’t go away. If you plan to go I recommend renting an audio guide.
Another impressive area is the one surrounding Houhai lake (后海), animated by many lights at night. Dozens of bar hosts amateur musicians performing melancholic Chinese songs. It’s a beautiful neighborhood with paved streets where you can shop until late at night.
On our last day we went to Qianmen street, one of Beijing’s areas which I loved the most. It really felt like being in an old Chinese town, and it’s the perfect spot for food and shopping.
It was a unique trip, enriched by a special company (that traveled for almost 24 hours to join me <3). Even after many days Beijing’s beauty is alive in my mind. It’s a unique city, divided between its glorious past and the fast economic growth of the present.
Maybe it’s this image that Chinese people have about Beijing, as every Chinese dream to see at least once China’s Capital city.
Che bello, non vedo l’ora di fare questo giro! ❤️❤️❤️
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Vedrai che presto anche tu potrai maledire i tassisti di Pechino e imprecare su una salita di 70 gradi!
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Ehehehe si si! E’ una sfida la salita! Della serie: vediamo chi vince!! 😜😜
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Ciao Viola, è da tanto che non ci vediamo/sentiamo…forse da 7/8 anni più o meno, ma mi faceva piacere farti arrivare il mio pensiero in questo momento che sei dall’altra parte del mondo, anche se questo può sembrare oggettivamente strano ☺ Oggi ho visto i tuoi e tuo padre mi ha detto del tuo blog, del quale già avevo sbirciato qualcosina su FB. Scrivi benissimo e tante volte ho sognato e sogno con te quei posti che descrivi con tanta minuziosità! Soprattutto ora che sei in Cina, ho riscontrato tante somiglianze col Giappone, un “mondo” affascinante che ho potuto scoprire questa estate appena passata in viaggio di nozze e che mi è rimasto nel cuore. Continua a raccontare di te e delle tue avventure nel mondo che coraggiosamente hai intrapreso! Un grande in bocca al lupo e un bacio.
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Crepi 🙂
Il Giappone dev’essere una favola anche se me lo immagino molto meno “occidentale” della Cina, quindi sicuramente più particolare.
Grazie per i complimenti, un bacio
🙂
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[…] Ho fatto tante cose che erano sulla mia wishlist: piccole (tipo aprire un blog) e grandi (visitare la Città Proibita e ammirare lo skyline di Hong […]
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