Un assaggio di Cambogia

La prima cosa che mi ha colpito della Cambogia è quanto sia diversa dalla Thailandia, pur essendo ad un’ora di aereo da Bangkok. La seconda cosa è stato il cielo, mai visto così tanto cielo blu: i grattacieli che dominano il paesaggio urbano in Cina, le auto e le fabbriche sono totalmente sconosciute alla Cambogia, un paese dove il 95% della popolazione si dedica all’agricoltura. Mi rendo subito conto che per tutte queste differenze rispetto a ciò a cui mi abitua la Cina ogni giorno, la Cambogia già mi piace.

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Visitare Angkor è un’impresa estenuante. Per il caldo, per la folla, perché il percorso “breve” richiede almeno 7 ore di tempo, essendo Angkor un’area molto estesa che comprende 276 edifici. Angkor Wat è “solo” il tempio più famoso. Man mano che si procede lungo il circuito i turisti sono sempre meno fino a che in alcuni dei templi più piccoli non se ne trovano affatto. Pur essendo stato costruito come tempio induista, nel tempo Angkor Wat è stato convertito a sito religioso buddista, nonostante sulle sue pareti siano rimaste intatte le immagini dei racconti del Ramayana, il più importante poema epico indiano.

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Per la sua triste storia politica, il turismo di massa in Cambogia è iniziato solo a partire dagli anni ’90, e da qualche parte ho letto che il numero dei visitatori cresce ogni anno del 2000%. Chissà come dovevano apparire le rovine ai suoi scopritori, ormai abbandonate e “mangiate” dalla giungla, o ai turisti che l’hanno visto prima che l’entrata nel patrimonio UNESCO gli regalasse fama mondiale. E chissà com’era la città di Siem Reap, cresciuta proprio intorno al turismo, con la sua Pub street, i suoi mercati notturni di souvenir, i ristoranti con cucina khmer che insieme agli spiedini di coccodrillo ti servono anche la pizza, gli autisti di tuk tuk dietro ogni angolo, pronti ad intercettare stanchi turisti; un mondo che esiste proprio grazie e per questi ultimi.

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L’esempio migliore di come poteva apparire il sito di Angkor ai primi visitatori che vi si sono avventurati è il tempio di Ta Prohm, famoso perché vi sono state girate alcune scene di Tomb Raider. Il sito è stato intenzionalmente lasciato com’era in origine, riducendo al minimo ogni intervento, per dare un’idea di come fosse quando è stato scoperto e anche perché questo tempio si è congiunto con la natura in maniera particolarmente pittoresca. Visitarlo durante uno degli improvvisi acquazzoni di stagione ha reso l’esperienza ancora più surreale.

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A pochi km da Siem Reap c’è il lago più grande della Cambogia, Tonlé Sap, e un villaggio costruito su palafitte: Kampong Khleang . Il clima della Cambogia si divide in stagione secca e piovosa, durante la stagione secca non c’è acqua nel villaggio e la vita si svolge sulla terraferma, mentre durante i mesi monsonici il livello dell’acqua sale di diversi metri, e gli abitanti sono costretti a spostarsi in barca. Quando andiamo noi è l’inizio della stagione delle piogge e di acqua non ce n’è: i bambini giocano scalzi in strada, gli adulti cercano ristoro all’ombra e a parte qualche bottega allestita nelle case, in generale non è che ci siano molte attività disponibili. Nel villaggio ci sono due scuole che si possono visitare, e anzi i turisti vengono incoraggiati a parlare con i bambini che fanno sfoggio del loro frasario inglese memorizzato alla perfezione, una cosa che mi ricorda il metodo di studio in Cina, e il fatto che principalmente ci si aspetta dagli studenti che imparino una gran quantità di frasi e parole a memoria. Come i loro coetanei cinesi, molti non sono affatto timidi nel parlare agli estranei e mi chiedo se avranno mai modo di utilizzare il loro inglese in futuro o se dimenticheranno tutto, considerata la povertà di tutto ciò che ci circonda.

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Il tour di Kampong Khleang comprende un giro in barca sul lago, dove ci fermiamo in un ristorante galleggiante ad ammirare il tramonto (e i coccodrilli).

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Non c’è tempo per arrivare fino a Phnom Pehn ed è come se mancasse una parte importante al nostro viaggio, vediamo uno dei siti religiosi più famosi al mondo ma non riusciamo ad approfondire la storia del paese, che però è viva nel racconto delle persone del posto che si fermano a parlare con noi. Un po’ mi stupisco con quanta facilità venga fuori l’argomento anche mentre mangiamo seduti al tavolo di un piccolo ristorante khmer, ormai abituata a non sentire nessun tipo di discorso che riguardi la politica qui in Cina, men che mai riguardante il passato. In compenso ho fatto per la prima volta in vita mia il bagno sotto una cascata.

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Prima di ripartire facciamo un giro in scooter per le campagne di Siem Reap e rubiamo con gli occhi le immagini più autentiche che non speravo di trovare.

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Ripartiamo e ripenso alla stranezza di sentirsi allo stesso tempo una goccia nel mare di turisti e subito dopo, appena messo piede fuori da Angkor Wat, quasi il primo straniero nel paese, ritornando indietro di centinaia di anni.

 

2 pensieri su “Un assaggio di Cambogia

  1. Wow che bello, questi sono i posti di cui mi piace leggere sui blog!!! Ma cos’è quello spiedino con uno scorpione (?) che si vede in una foto? Alice

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