Quasi un anno fa (era il 15 novembre) tornavo in Italia dalla Cina via Bali, felice di sfuggire al grigiore dell’inverno cinese, abbronzata (leggi: ustionata) e convinta che sarei tornata in Cina entro pochi mesi.
Ah, ah, ah.
Comunque, qualche giorno fa, un amico di Xi’an – uno di quelli a cui dissi “vado in Italia e torno, non c’è bisogno di saluti struggenti, ci vediamo tra qualche mese!”, mi ha mandato su Wechat la foto della strada dove vivevo, nel quartiere di 科技路。Vederla è stato strano. Mentalmente riesco ancora a percorrere le stesse vie, sentire il fetore dello stinky tofu (il famoso tofu puzzolente), immaginare gli stessi ristoranti e l’espressione dei camerieri che al manifestarsi di uno straniero impallidivano pensando “oddio, un’occidentale, e ora come ci capiremo?”.
Insomma, quella foto ha scatenato fiumi di ricordi.
Il quartiere dove vivevo era uno di quelli di Xi’an che amavo di più. La sera la piazza antistante si illuminava e ogni giorno era una festa con bancarelle di artigianato, concerti e decine di persone che affollavano le strade. Era il posto che più di tutti rifletteva l’enorme sviluppo tecnologico della Cina e di Xi’an, il quartiere delle start-up, dei caffè e degli uffici delle grandi aziende.
Quest’anno, mentre ero bloccata a Roma, mi sono chiesta più volte: 2020, ma che ci faccio con te?
Negli ultimi mesi del 2019 mi domandavo se continuare a restare in Cina o fare altro, incapace di decidere, e alla fine le circostanze hanno scelto per me. Inizialmente smarrita, ho scelto di iniziare dalle cose piccole, tipo cercarmi una scuola di cinese qui a Roma. Non è stato facile. Possiamo riassumerlo così:
- SCUOLA 1, “L’ESOSA”: 40 euro l’ora, perché a detta loro “abbiamo l’insegnante migliore di Roma!”. Passiamo oltre.
- SCUOLA 2 “GLI ENIGMATICI”: dietro casa, prezzo ragionevole, la perfezione! Prima di terminare la chiamata, chiedo, in un eccesso di zelo: “ma l’insegnante è madrelingua?” – “Beh, proprio madrelingua, no” – cioè??? è cantonese? marziano? mah! (Per la cronaca, era abruzzese).
- SCUOLA 3 – “GLI SFUGGENTI”: Prezzi ragionevoli, scuola in centro, dò disponibilità per la lezione di prova e aspetto che mi richiamino per fissare un giorno. Aspetto una settimana, ma niente. Richiamo, mi chiedono di pazientare ancora e sto tuttora aspettando. PS: succedeva a LUGLIO.
- SCUOLA 4 – “L’ISTITUTO PER ECCELLENZA”:
– Buongiorno, partirà il corso di perfezionamento di cinese?
– No guardi, non si è iscritto nessuno…
– E quello avanzato?
– Nemmeno, c’è un solo iscritto…
– Capisco, e quello di preparazione all’esame HSK 5?
– Controllo e la ricontatto.
Nulla, è finita così.
Insomma, non è un bel periodo per viaggiare, né per studiare cinese. Ma in questo 2020 lo voglio ricordare anche le cose buone.
Nonostante le mie manifestazioni su questo blog siano sempre più sporadiche, per me è stato sempre uno spazio di riflessione, dove tornare ogni tanto per riflettere e guardare a certi momenti e situazioni con occhi nuovi.
E allora, ecco cosa è stato degno di nota in questo 2020, nonostante tutto:
- Sono arrivati i trent’anni, nell’anno della pandemia.
- Ho visto Mulan tre volte.
- Ho imparato a cantare la canzone di Mulan in cinese.
- Ho trovato un nuovo lavoro durante la pandemia.
- Ho invidiato tutti quei (pochi) stranieri col visto di lavoro ancora valido che sono riusciti a tornare in Cina, seppur pagando migliaia di euro per il biglietto aereo e sottoponendosi ad otto tamponi e settimane di quarantene in hotel, coi tizi fuori vestiti da astronauti.
- Ho trovato finalmente un’insegnante di cinese.
- Ci sarebbe pure un’altra cosa, ma non la scrivo per scaramanzia. Lo so che smaniate di sapere (ma quando mai), ma attendo di sapere se mai si concretizzerà, e quindi suspence.
E basta così, mi pare.
Il visto che avevo fatto a gennaio è scaduto da un pezzo ed è rimasto inutilizzato. I regali acquistati per i miei amici di Xi’an, sapientemente infiocchettati, sono finiti in un cassetto. Non hanno mai preso il volo per la Cina e la vita ha fatto una deviazione inaspettata.
Meglio, peggio? Chissà.