Un anno in Cina

Mi sembra incredibile che sia già passato un anno da quando sono arrivata in Cina. E pensare che non credevo sarei durata così tanto, vuoi perché 12 mesi lontana da casa mi sembravano un’eternità, vuoi perché il mio primo datore di lavoro non ha rispettato i termini del contratto giocandomi vari scherzetti. Sicuramente non credevo, un anno dopo, di ritrovarmi con un nuovo contratto di lavoro e il visto rinnovato per altri 365 giorni. Ho fatto tante cose che erano sulla mia wishlist: piccole (tipo aprire un blog) e grandi (visitare la Città Proibita e ammirare lo skyline di Hong Kong).

Ho imparato che è impossibile dire di conoscere la Cina e la sua cultura dopo soli 12 mesi, c’è così tanto da sapere che non basterebbe un decennio, anche se ora ho un quadro più definito. È davvero difficile immaginarsi la Cina se non come un paese di megalopoli caotiche e poco più, perché in fondo ne sappiamo davvero poco. Sicuramente la cosa più incredibile è stato riuscire a comunicare con le persone –cosa che non cessa mai di stupirmi – nonostante le mie abilità linguistiche siano ancora limitate. Soprattutto a Xi’an non si vedono molti stranieri, la gente è naturalmente curiosa e non si fa problemi ad approcciare gli occidentali. Nella vita quotidiana, è in taxi che mi è capitato più spesso di far pratica con il cinese: i driver amano fare conversazione e porre sempre le stesse domande: da dove vieni? da quanto tempo sei in Cina? che lavoro fai? quanto guadagni? ecc ecc. Non sorprendentemente, studiare cinese è complicato – e le tre ore di lezione che faccio due volte la settimana mi lasciano mentalmente esausta. Sebbene dia anche molta soddisfazione, spesso lo studio consiste in lunghe e tediose ore passate a scrivere, scrivere, scrivere, leggere e ancora scrivere i caratteri decine di volte.

In generale però, non mi aspettavo fosse così facile adattarsi, né che dopo un anno sarei riuscita a trovare un lavoro migliore e un 老板 lăobăn – capo – che mi regala mooncake artigianali per la festa di metà autunno (una delle festività più importanti in Cina). Chi abbia mai lavorato qui sa che gli impiegati stranieri sono visti con diffidenza, o nel migliore dei casi come dipendenti che al termine del contratto torneranno a casa, e dunque sostituibili. Ci sono ovviamente eccezioni; c’è chi in Cina si sposa e si fa una famiglia, così come chi non può fare a meno di lamentarsi di tutto non riuscendo ad uscire dai soliti pregiudizi che ci portiamo dietro.

IMG_20180923_113425.jpg
Mooncake: una droga.

In attesa di scoprire cosa mi riserveranno i prossimi mesi, festeggerò il mio primo anno lontano da casa con un viaggio che agognavo da tanto: andrò in Thailandia. Per una settimana, durante le vacanze per il National Day. Sarà un viaggio in solitaria e sono molto emozionata.  Volevo uscire dal confine cinese dopo 12 messi di viaggi interni. Fortunatamente la Cina è in posizione perfetta per visitare molto paesi asiatici. Alla fine in 4 ore d’aereo (volo diretto) si atterra a Bangkok. Grazie al fido Taobao ho ricevuto alla mia porta la Lonely Planet in inglese in due giorni e sto studiando gli itinerari. Non vedo l’ora.

IMG_20180930_121756.jpg

 


One year in China

I can’t believe that it has already been one year since I arrived in China. To be honest, I thought I wouldn’t last so much, partly because 12 months away from home sounded like a lifetime, partly because my first employer did not respect the terms of the contract and tricked me many times. For sure I did not believe that a year later I would find myself with a new work contract and the visa renewed for another 365 days. I did many things that were on my wishlist: from the smallest (like opening a blog) to the biggest (visit the Forbidden City and admire the skyline of Hong Kong).

I learned a lot, first of all, that it is impossible to say that you know China and its culture after only 12 months, there is so much to know that even a decade would not be enough. Now I have a more defined picture, though. But basically we know very little about China. Surely the most incredible thing was becoming able to communicate with people – a fact that never ceases to amaze me – despite my linguistic skills are still limited. Especially in Xi’an there aren’t many foreigners, people are naturally curious and feel confident to approach Westerners. In everyday life, it is in cabs that I mostly practice my Chinese: drivers love to have a conversation and always ask the same questions: where do you come from? how long have you been in China? what do you do? how much do you earn? etc. etc. Not surprisingly, studying Chinese is complicated – and the three-hour classes I have twice a week leave me mentally exhausted afterwards. Although it also gives a lot of satisfaction, often the study consists of long and tedious hours spent writing, writing, writing, reading and again, writing the characters dozens of times.

In general, however, I did not expect it to be so easy to adjust, nor that after a year I would be able to find a better job and a 老板 lăobăn – boss – who gives me handmade mooncakes for the Mid-autumn festival (one of the most important holidays in China ). Anyone who has ever worked here knows that foreign employees are looked upon with suspicion, or at best as employees who will return home at the end of the contract and therefore, replaceable. There are, obviously, exceptions; There are some who get married and have children, as well as those who can not help but complain about everything, failing to fall out of the usual prejudices.

While I wait to see what the next months will bring along, I’ll celebrate my first year away from home with a trip that I have been longing for: I will go to Thailand. For a week, during the celebrations for the National Day. It will be a solo trip and I am very excited. I wanted to get out of the Chinese border after 12 months of domestic travels. Fortunately, China is in a perfect position to visit a lot of Asian countries. It takes just 4 hours (direct flight) to land in Bangkok. Thanks to Taobao I received the English Lonely Planet at my door in two days and I’m studying. I can’t wait.

7 pensieri su “Un anno in Cina

  1. Immagino che non sia facile vivere lontano dal proprio paese, e a maggior ragione in un posto come la Cina che probabilmente è completamente diverso da qualunque idea io possa avere. La lingua poi deve essere una bella sfida! Io ho preso qualche lezione di russo lo scorso anno prima del viaggio a Mosca e mi ci sono volute quattro lezioni solo per imparare l’alfabeto – e ora ho praticamente dimenticato tutto!
    Buon viaggio in Thailandia 😘

    "Mi piace"

  2. Come mi ritrovo in quello che dici! Pensa che ho deciso di iscrivermi all’università per studiare cinese qui a Shanghai, perchè il non poter parlare con le persone mi pesa davvero molto. Ma sono piuttosto preoccupata, ahahah!

    "Mi piace"

  3. Complimenti! Un anno in Cina ed hai fatto così tante cose, viaggi, nuovo lavoro, studio. Sicuramente non è facile ma questo ti darà anche una bella carica per esserci riuscita.
    Ti auguro il meglio.
    Ti seguirò, così in qualche modo viaggerò un pochino anch’io…
    Good luck!

    "Mi piace"

Lascia un commento